15 dicembre 2021

Proxy e Reflect

Un oggetto Proxy racchiude un altro oggetto e ne intercetta le operazioni, come quelle di lettura/scrittura e molte altre; può eventualmente gestirle a modo suo oppure, in maniera del tutto trasparente, lasciare che sia l’oggetto ad occuparsene.

I proxy vengono utilizzati da molte librerie ed alcuni framework per browsers. Ne vedremo molte applicazioni pratiche in questo articolo.

Proxy

La sintassi:

let proxy = new Proxy(target, handler)
  • target – è l’oggetto da racchiudere; può essere qualsiasi cosa, anche una funzione.
  • handler – configurazione del proxy: un oggetto con “trappole”, metodi che intercettano operazioni. Ad esempio una “trappola” get per la lettura di una proprietà di target, set per la scrittura di una proprietà di target, e così via.

Per le operazioni sul proxy, se c’è un “trappola” corrispondente in handler, allora questa verrà eseguita, e il proxy potrà gestirla, altrimenti l’operazione verrà eseguita su target. Come primo esempio, creiamo un proxy senza “trappole”:

let target = {};
let proxy = new Proxy(target, {}); // handler vuoto

proxy.test = 5; // scrittura su proxy (1)
alert(target.test); // 5, la proprietà si trova su target!

alert(proxy.test); // 5, possiamo leggerla anche dal proxy (2)

for(let key in proxy) alert(key); // test, l'iterazione funziona (3)

Poiché non ci sono “trappole”, tutte le operazioni su proxy vengono inoltrate a target.

  1. Un’operazione di scrittura proxy.test= imposta il valore su target.
  2. Un’operazione di lettura proxy.test ritorna il valore da target.
  3. L’iterazione su proxy ritorna valori da target.

Come possiamo vedere, senza “trappole”, proxy è solamente un contenitore per target.

Proxy è uno speciale “oggetto esotico”. Non possiede proprietà proprie. Con un handler vuoto, le operazioni verranno automaticamente inoltrate a target.

Per attivare più funzionalità, aggiungiamo qualche “trappola”.

Cosa possiamo intercettare?

Per molte operazioni sugli oggetti, esiste un così detto “metodo interno” nella specifiche JavaScript che ne descrive il funzionamento a basso livello. Ad esempio [[Get]], il metodo interno per la lettura delle proprietà, e [[Set]], il metodo interno per la scrittura delle proprietà, e così via. Questi metodi vengono utilizzati solamente nelle specifiche, non possiamo invocarli direttamente utilizzandone il nome.

Le trappole “proxy” intercettano le invocazioni di questi metodi. Queste vengono elencate nelle specifiche Proxy e nella tabella sottostante.

Per ogni metodo interno, esiste una “trappola” in questa tabella: il nome del metodo che possiamo aggiungere al parametro handler del new Proxy per intercettare l’operazione:

Metodo Interno Handler Innescato quando…
[[Get]] get lettura di un proprietà
[[Set]] set scrittura di un proprietà
[[HasProperty]] has operatore in
[[Delete]] deleteProperty operatore delete
[[Call]] apply invocazione di funzione
[[Construct]] construct operatore new
[[GetPrototypeOf]] getPrototypeOf Object.getPrototypeOf
[[SetPrototypeOf]] setPrototypeOf Object.setPrototypeOf
[[IsExtensible]] isExtensible Object.isExtensible
[[PreventExtensions]] preventExtensions Object.preventExtensions
[[DefineOwnProperty]] defineProperty Object.defineProperty, Object.defineProperties
[[GetOwnProperty]] getOwnPropertyDescriptor Object.getOwnPropertyDescriptor, for..in, Object.keys/values/entries
[[OwnPropertyKeys]] ownKeys Object.getOwnPropertyNames, Object.getOwnPropertySymbols, for..in, Object.keys/values/entries
Invarianti

JavaScript applica alcune invarianti, ovvero condizioni che devono essere soddisfatte da metodi interni e “trappole”.

Molte di queste sono per i valori di ritorno:

  • [[Set]] deve ritornare true se il valore è stato scritto con successo, altrimenti ritorna false.
  • [[Delete]] deve ritornare true se il valore è stato rimosso con successo, altrimenti ritorna false.
  • …E così via, vedremo più esempi sotto.

Esistono anche altre invarianti, come:

  • [[GetPrototypeOf]], applicata all’oggetto proxy, il quale deve ritornare lo stesso valore di [[GetPrototypeOf]] che sarebbe ritornato dall’oggetto target. In altre parole, la lettura del prototype del proxy deve sempre ritornare il prototype dell’oggetto target.

Le “trappole” possono intercettare queste operazioni, ma devono seguire le regole viste.

Le invarianti assicurano che le funzionalità del linguaggio si comportino in maniera corretta e consistente. La lista completa delle invarianti è disponibile nelle specifiche. Probabilmente non le violerai, a meno che tu non stia facendo qualcosa di strano.

Vediamo come funzionano con esempi pratici.

Valore di default con la trappola “get”

La maggior parte delle “trappole” sono dedicate alla lettura/scrittura di proprietà.

Per intercettare la lettura, l’handler dovrebbe possedere un metodo get(target, property, receiver).

Verrà innescato quando una proprietà verrà letta, con i seguenti argomenti:

  • target – è l’oggetto target, quello fornito come primo argomento a new Proxy,
  • property – nome della proprietà,
  • receiver – se la proprietà target è un getter, allora receiver sarà l’oggetto che verrà utilizzato come this in questa chiamata. Solitamente è l’oggetto proxy stesso (oppure un oggetto che eredita da esso, se stiamo ereditando dal proxy). Per ora non abbiamo bisogno di questo argomento, quindi lo analizzeremo nel dettagli più avanti.

Utilizziamo get per implementare i valore di default di un oggetto.

Costruiremo un array numerico che ritornerà 0 per valori inesistenti.

Solitamente, quando si prova ad accedere ad un elemento non esistente di un array, si ottiene undefined, ma noi costruiremo un proxy di un array che ritorna 0 nel caso in cui la proprietà non esistesse:

let numbers = [0, 1, 2];

numbers = new Proxy(numbers, {
  get(target, prop) {
    if (prop in target) {
      return target[prop];
    } else {
      return 0; // valore di default
    }
  }
});

alert( numbers[1] ); // 1
alert( numbers[123] ); // 0 (elemento non esistente)

Come possiamo vedere, è molto semplice da fare con una “trappola” get.

Possiamo utilizzare un Proxy per implementare una logica per i valori di “default”.

Immaginiamo di avere un dizionario, contenente i termini e le rispettive traduzioni:

let dictionary = {
  'Hello': 'Hola',
  'Bye': 'Adiós'
};

alert( dictionary['Hello'] ); // Hola
alert( dictionary['Welcome'] ); // undefined

In questo modo, se non esiste un termine, la lettura dal dictionary ritorna undefined, ma nella pratica, ritornare un termine non tradotto è generalmente meglio. Quindi facciamo in modo che ritorni il termine non tradotto piuttosto di undefined.

Per farlo, costruiremo un contenitore per dictionary con un proxy che intrecetterà le operazioni di lettura:

let dictionary = {
  'Hello': 'Hola',
  'Bye': 'Adiós'
};

dictionary = new Proxy(dictionary, {
  get(target, phrase) { // intercetta la lettura di una proprietà dal dictionary
    if (phrase in target) { // se è contenuto nel dictionary
      return target[phrase]; // ritorna la traduzione
    } else {
      // altrimenti, ritorna il termine non tradotto
      return phrase;
    }
  }
});

// Cerchiamo un termine nel dictionary!
// Nel peggiore dei casi, questo non sarà tradotto.
alert( dictionary['Hello'] ); // Hola
alert( dictionary['Welcome to Proxy']); // Welcome to Proxy (nessuna traduzione)
Da notare:

Da notare come il proxy sovrascrive la variabile:

dictionary = new Proxy(dictionary, ...);

Il proxy dovrebbe rimpiazzare completamente l’oggetto target, ovunque. Nessuno dovrebbe più fare riferimento all’oggetto target una volta che questo è stato racchiuso da un proxy. Altrimenti diventerebbe molto facile commettere errori.

Validazione con la trappola “set”

Ipotizziamo di volere un array di soli numeri. Se viene aggiunto un valore di un altro tipo, dovrebbe venire generato un errore.

La “trappola” set si innesca quando si accede in scrittura ad una proprietà.

set(target, property, value, receiver):

  • target – rappresenta l’oggetto target, quello fornito come primo argomento a new Proxy,
  • property – il nome della proprietà,
  • value – il valore della proprietà,
  • receiver – similmente alla trappola get, ha importanza solamente per le proprietà di tipo setter.

La trappola set dovrebbe ritornare true se è stata imposta correttamente, false altrimenti (innescando TypeError).

Utilizziamola per validare un nuovo valore:

let numbers = [];

numbers = new Proxy(numbers, { // (*)
  set(target, prop, val) { // per intercettare la scrittura di proprietà
    if (typeof val == 'number') {
      target[prop] = val;
      return true;
    } else {
      return false;
    }
  }
});

numbers.push(1); // aggiunta con successo
numbers.push(2); // aggiunta con successo
alert("Length is: " + numbers.length); // 2

numbers.push("test"); // TypeError ('set' di proxy ha ritornato false)

alert("This line is never reached (error in the line above)");

Da notare: le funzionalità interna degli array integrati continuano a funzionare! I valori vengono aggiunti tramite push. La proprietà length viene auto-incrementata quando i valori vengono aggiunti. Il nostro proxy non rompe nulla.

Non dobbiamo sovrascrivere i metodi di aggiunta valori agli array come push, unshift e così via per aggiungere i controlli, poiché questi metodi internamente utilizzano operazioni di [[Set]] che verranno intercettate dal proxy.

In questo modo il codice rimane pulito e conciso.

Non dimenticate di ritornare true

Come detto sopra, vanno tenute in considerazione le invarianti.

Nel caso di set, questo deve ritornare true per scritture avvenute con successo.

Se ci dimentichiamo di farlo o ritorniamo qualsiasi altro valore, l’operazione innescherà TypeError.

Iterazione con “ownKeys” e “getOwnPropertyDescriptor”

I cicli Object.keys, for..in e molti altri metodi che iterano sulle proprietà degli oggetti utilizzano il metodo interno [[OwnPropertyKeys]] (intercettate dalla trappola ownKeys) per ottenere la lista delle proprietà.

Questi metodi si distinguono per alcuni dettagli:

  • Object.getOwnPropertyNames(obj) ritorna le chiavi non-symbol.
  • Object.getOwnPropertySymbols(obj) ritorna le chiavi symbol.
  • Object.keys/values() ritorna coppie keys/values non-symbol, con il flag enumerable (i flag sono stati spiegati nell’articolo Attributi e descrittori di proprietà).
  • for..in itera su chiavi non-symbol, con il flag enumerable, ed anche sulle chiavi del prototype.

…Ma tutti questi incominciamo dalla stessa lista.

Nell’esempio sotto, utilizziamo la trappola ownKeys per far sì che for..in esegua il ciclo su user, Object.keys e Object.values, saltando le proprietà il cui nome incomincia con un underscore _:

let user = {
  name: "John",
  age: 30,
  _password: "***"
};

user = new Proxy(user, {
  ownKeys(target) {
    return Object.keys(target).filter(key => !key.startsWith('_'));
  }
});

// "ownKeys" filtra _password, saltandolo
for(let key in user) alert(key); // name, then: age

// abbiamo lo stesso effetto in questi metodi:
alert( Object.keys(user) ); // name,age
alert( Object.values(user) ); // John,30

Finora, funziona.

Anche se, nel caso in cui ritornassimo una chiave che non esiste nell’oggetto, Object.keys non la elencherà:

let user = { };

user = new Proxy(user, {
  ownKeys(target) {
    return ['a', 'b', 'c'];
  }
});

alert( Object.keys(user) ); // <empty>

Perché? La motivazione è semplice: Object.keys ritorna solamente le proprietà con il flag enumerable. Per verificarlo, invoca il metodo interno [[GetOwnProperty]] su ogni proprietà per ottenere i suoi descrittori. In questo caso, poiché non ci sono proprietà, i descrittori sono vuoti, non abbiamo alcun flag enumerable, quindi questa verrà saltata.

Per far sì che Object.keys ritorni una proprietà, è necessario che questa esista nell’oggetto con il flag enumerable, oppure possiamo intercettare l’invocazione di [[GetOwnProperty]] (tramite la trappola getOwnPropertyDescriptor), e ritornare un descrittore con enumerable: true.

Qui vediamo un esempio:

let user = { };

user = new Proxy(user, {
  ownKeys(target) { // invocata una volta per ottenere una lista delle proprietà
    return ['a', 'b', 'c'];
  },

  getOwnPropertyDescriptor(target, prop) { // invocata per ogni proprietà
    return {
      enumerable: true,
      configurable: true
      /* ...altri flag, tra cui "value:..." */
    };
  }

});

alert( Object.keys(user) ); // a, b, c

Ripetiamolo una volta ancora: è sufficiente intercettare [[GetOwnProperty]] se la proprietà non è presente nell’oggetto.

Proprietà protette da “deleteProperty” e altre trappole

Esiste una convenzione piuttosto diffusa, in cui le proprietà e i metodi il cui nome ha come suffisso un underscore _, sono da considerarsi interne. Non bisognerebbe quindi accedervi dall’esterno dell’oggetto.

Anche se rimane tecnicamente possibile accedervi:

let user = {
  name: "John",
  _password: "secret"
};

alert(user._password); // secret

Possiamo utilizzare un proxy per rendere inaccessibili le proprietà che iniziano con _.

Avremo bisogno delle seguenti trappole:

  • get per ritornare un errore nel tentativo di accedere a questa proprietà,
  • set per ritornare un errore nel tentativo di scrittura,
  • deleteProperty per ritornare un errore nel tentativo di rimozione,
  • ownKeys per escludere le proprietà che iniziano con _ da for..in ed altri metodi come Object.keys.

Vediamo il codice:

let user = {
  name: "John",
  _password: "***"
};

user = new Proxy(user, {
  get(target, prop) {
    if (prop.startsWith('_')) {
      throw new Error("Access denied");
    }
    let value = target[prop];
    return (typeof value === 'function') ? value.bind(target) : value; // (*)
  },
  set(target, prop, val) { // per intercettare la scrittura delle proprietà
    if (prop.startsWith('_')) {
      throw new Error("Access denied");
    } else {
      target[prop] = val;
      return true;
    }
  },
  deleteProperty(target, prop) { // per intercettare la rimozione delle proprietà
    if (prop.startsWith('_')) {
      throw new Error("Access denied");
    } else {
      delete target[prop];
      return true;
    }
  },
  ownKeys(target) { // per intercettare lo scorrimento delle proprietà
    return Object.keys(target).filter(key => !key.startsWith('_'));
  }
});

// "get" non consente di leggere _password
try {
  alert(user._password); // Errore: Access denied
} catch(e) { alert(e.message); }

// "set" non consente di scrivere _password
try {
  user._password = "test"; // Errore: Access denied
} catch(e) { alert(e.message); }

// "deleteProperty" non consente di rimuovere _password
try {
  delete user._password; // Errore: Access denied
} catch(e) { alert(e.message); }

// "ownKeys" rimuove _password dal ciclo
for(let key in user) alert(key); // name

Da notare un dettaglio importante nella trappola get, nella riga (*):

get(target, prop) {
  // ...
  let value = target[prop];
  return (typeof value === 'function') ? value.bind(target) : value; // (*)
}

Perché abbiamo bisogno di una funzione per invocare value.bind(target)?

La motivazione è che i metodi dell’oggetto, come user.checkPassword(), devono essere in grado di accedere a _password:

user = {
  // ...
  checkPassword(value) {
    // i metodi dell'oggetto devono essere in grado di leggere _password
    return value === this._password;
  }
}

Un’invocazione di user.checkPassword() passerà al proxy user come this (l’oggetto prima del punto diventa this), quindi quando proverà ad accedere a this._password, la trappola get si attiverà (viene innescata alla lettura di qualsiasi proprietà) e genererà un errore.

Quindi leghiamo il contesto dei metodi dell’oggetto all’oggetto originale, target, alla riga (*). Le future invocazioni utilizzeranno target come this, senza alcuna trappola.

Questa soluzione solitamente funziona, ma non è ideale, poiché un metodo potrebbe passare l’oggetto senza proxy ovunque, e a quel punto faremmo un errore: dov’è l’oggetto originale, e dov’è quello con il proxy?

Oltretutto, un oggetto potrebbe essere racchiuso in più proxy (più proxy potrebbero aggiungere diverse funzionalità all’oggetto), e nel caso in cui passassimo un oggetto senza proxy ad un metodo, potremmo incorrere in conseguenze inaspettate.

Quindi, un proxy del genere non dovrebbe essere utilizzato ovunque.

Proprietà private di una classe

I motori JavaScript moderni offrono un supporto nativo per le proprietà private nelle classi, aggiungendo il prefisso #. Questi sono descritti nell’articolo Proprietà e metodi privati e protetti. Non è richiesto alcun proxy.

Anche se questo genere di proprietà hanno i loro problemi. In particolare, questi non vengono ereditati.

“In range” con la trappola “has”

Vediamo altri esempi.

Abbiamo un oggetto range:

let range = {
  start: 1,
  end: 10
};

Vorremmo usare l’operatore in per verificare che un numero appartenga al range.

La trappola has intercetta le invocazioni di in.

has(target, property)

  • target – è l’oggetto target, passato come primo argomento in new Proxy,
  • property – nome della proprietà

Qui vediamo una dimostrazione:

let range = {
  start: 1,
  end: 10
};

range = new Proxy(range, {
  has(target, prop) {
    return prop >= target.start && prop <= target.end;
  }
});

alert(5 in range); // true
alert(50 in range); // false

Semplice zucchero sintattico, vero? Molto semplice da implementare.

Wrapping con funzioni: "apply"

Possiamo costruire un proxy anche per funzioni.

La trappola apply(target, thisArg, args) gestisce l’invocazione di un proxy come funzione:

  • target è l’oggetto target (le funzioni sono oggetti in JavaScript),
  • thisArg è il valore di this.
  • args è la lista degli argomenti.

Ad esempio, il decorator delay(f, ms), che abbiamo sviluppato nell’articolo *Decorators* e forwarding, call/apply.

In quell’articolo lo abbiamo fatto senza proxy. Un’invocazione di delay(f, ms) ritornava una funzione che inoltra le chiamate di f dopo ms millisecondi.

Qui vediamo la precedente implementazione, basata sulla funzione:

function delay(f, ms) {
  // ritorna un wrapper che invoca f dopo il timeout
  return function() { // (*)
    setTimeout(() => f.apply(this, arguments), ms);
  };
}

function sayHi(user) {
  alert(`Hello, ${user}!`);
}

// dopo il wrapping, le invocazion di sayHi verranno ritardate di 3 secondi
sayHi = delay(sayHi, 3000);

sayHi("John"); // Hello, John! (dopo 3 secondi)

Come abbiamo già visto, questo approccio funziona. La funzione wrapper (*) esegue l’invocazione dopo il timeout.

Ma una funzione wrapper non esegue l’inoltro delle operazioni di lettura/scrittura o altro di simile. Dopo il wrapping, l’accesso alle proprietà della funzione originale è perso, come name, length e altri:

function delay(f, ms) {
  return function() {
    setTimeout(() => f.apply(this, arguments), ms);
  };
}

function sayHi(user) {
  alert(`Hello, ${user}!`);
}

alert(sayHi.length); // 1 (la lunghezza della funzione è il numero degli argomenti nella sua dichiarazione)

sayHi = delay(sayHi, 3000);

alert(sayHi.length); // 0 (nella dichiarazione del wrapper, ci sono zero argomenti)

Il proxy è molto più potente, poiché inoltra tutto all’oggetto target.

Utilizziamo il Proxy piuttosto della funzione di wrapping:

function delay(f, ms) {
  return new Proxy(f, {
    apply(target, thisArg, args) {
      setTimeout(() => target.apply(thisArg, args), ms);
    }
  });
}

function sayHi(user) {
  alert(`Hello, ${user}!`);
}

sayHi = delay(sayHi, 3000);

alert(sayHi.length); // 1 (*) il proxy inoltra l'operazione "get length" all'oggetto target

sayHi("John"); // Hello, John! (after 3 seconds)

Il risultato è lo stesso, ma ora non viene inoltrata solamente l’invocazione, anche tutte le altre operazioni sul proxy vengono inoltrate alla funzione originale. Quindi sayHi.length viene ritornato correttamente dopo il wrapping alla riga (*).

Abbiamo ottenuto un wrapper più “ricco”.

Esistono altre trappole: la lista completa la puoi trovare all’inizio di questo articolo. Il loro utilizzo è molto simile a quanto spiegato sopra.

Reflect

Reflect è un oggetto integrato che semplifica la creazione di Proxy.

Come detto in precedenza, i metodi interni, come [[Get]], [[Set]] e altri, esistono solamente nelle specifiche, non possono essere invocati direttamente.

L’oggetto Reflect lo rende in qualche modo possibile. I suoi metodi sono wrapper dei metodi interni.

Qui vediamo degli esempi di operazioni e invocazioni di Reflect che fanno questo:

Operazione invocazione Reflect Metodo interno
obj[prop] Reflect.get(obj, prop) [[Get]]
obj[prop] = value Reflect.set(obj, prop, value) [[Set]]
delete obj[prop] Reflect.deleteProperty(obj, prop) [[Delete]]
new F(value) Reflect.construct(F, value) [[Construct]]

Ad esempio:

let user = {};

Reflect.set(user, 'name', 'John');

alert(user.name); // John

In particolare, Reflect ci consente di invocare operatori (new, delete…) come funzioni (Reflect.construct, Reflect.deleteProperty, …). Questa è una caratteristica interessante, ma qui vediamo un’altra cosa molto importante.

Per ogni metodo interno a cui possiamo aggiungere una trappola con il Proxy, abbiamo un metodo corrispondente in Reflect, con lo stesso nome e gli stessi argomenti della trappola Proxy.

Quindi possiamo utilizzare Reflect per inoltrare un’operazione all’oggetto originale.

In questo esempio, entrambe le trappole get e set inoltrano in maniera trasparente (come se non esistessero) le operazioni di lettura/scrittura all’oggetto, mostrando un messaggio:

let user = {
  name: "John",
};

user = new Proxy(user, {
  get(target, prop, receiver) {
    alert(`GET ${prop}`);
    return Reflect.get(target, prop, receiver); // (1)
  },
  set(target, prop, val, receiver) {
    alert(`SET ${prop}=${val}`);
    return Reflect.set(target, prop, val, receiver); // (2)
  }
});

let name = user.name; // mostra "GET name"
user.name = "Pete"; // mostra "SET name=Pete"

Qui:

  • Reflect.get legge una proprietà di un oggetto.
  • Reflect.set scrive una proprietà di un oggetto e ritorna true se questa ha successo, false altrimenti.

Questo è tutto, piuttosto semplice: se una trappola vuole inoltrare l’invocazione all’oggetto, è sufficiente invocare Reflect.<method> con gli stessi argomenti.

In molti casi possiamo ottenere lo stesso risultato senza Reflect, ad esempio la lettura di una proprietà Reflect.get(target, prop, receiver) può essere sostituita da target[prop]. Ci sono però delle sfumature importanti.

Creare un proxy per un getter

Vediamo un esempio che dimostra perché Reflect.get è migliore. E vedremo anche perché get/set possiede il terzo argomento receiver, che non abbiamo utilizzato finora.

Abbiamo un oggetto user con la proprietà _name ed il relativo getter.

Costruiamo un proxy:

let user = {
  _name: "Guest",
  get name() {
    return this._name;
  }
};

let userProxy = new Proxy(user, {
  get(target, prop, receiver) {
    return target[prop];
  }
});

alert(userProxy.name); // Guest

La trappola get è “trasparente” in questo caso, ritorna la proprietà originale e non fa nient’altro. Questo è sufficiente per il nostro esempio.

Tutto sembra funzionare correttamente. Ma rendiamo l’esempio leggermente più complesso.

Dopo aver ereditato con un oggetto admin da user, possiamo osservare un comportamento non corretto:

let user = {
  _name: "Guest",
  get name() {
    return this._name;
  }
};

let userProxy = new Proxy(user, {
  get(target, prop, receiver) {
    return target[prop]; // (*) target = user
  }
});

let admin = {
  __proto__: userProxy,
  _name: "Admin"
};

// Risultato atteso: Admin
alert(admin.name); // outputs: Guest (?!?)

La lettura di admin.name dovrebbe ritornare "Admin", non "Guest"!

Qual’è il problema? Magari abbiamo sbagliato qualcosa con l’ereditarietà?

Ma se rimuoviamo il proxy, tutto funziona correttamente.

Il problema sta quindi nel proxy, alla riga (*).

  1. Quando leggiamo admin.name, poiché l’oggetto admin non possiede questa proprietà, la ricerca prosegue nel suo prototype.

  2. Il prototype è userProxy.

  3. Durante la lettura della proprietà name dal proxy, la trappola get viene innescata e ritorna la proprietà dell’oggetto originale target[prop] alla riga (*).

    Un’invocazione di target[prop], nel caso in cui prop sia un getter, ne esegue il codice con contesto this=target. Quindi il risultato sarà this._name dell’oggetto target, quindi: da user.

Per evitare questo, abbiamo bisogno di receiver, il terzo argomento della trappola get. Questo fa riferimento al this corretto, quello che deve essere passato al getter. Nel nostro caso admin.

Come possiamo passare il contesto per un getter? Per una funzione regolare potremmo usare call/apply, ma questo è un getter, non viene “invocato”, ma vi si accede semplicemente.

Reflect.get fa al caso nostro. Tutto funzionerà correttamente se ne facciamo uso.

Vediamo la variante corretta:

let user = {
  _name: "Guest",
  get name() {
    return this._name;
  }
};

let userProxy = new Proxy(user, {
  get(target, prop, receiver) { // receiver = admin
    return Reflect.get(target, prop, receiver); // (*)
  }
});


let admin = {
  __proto__: userProxy,
  _name: "Admin"
};

alert(admin.name); // Admin

Ora receiver fa riferimento al this corretto (cioè admin), e verrà passato al getter utilizzando Reflect.get, come in riga (*).

Possiamo riscrivere la trappola in maniera ancora più breve:

get(target, prop, receiver) {
  return Reflect.get(...arguments);
}

Le funzioni reflect hanno lo stesso nome delle trappole ed accettano gli stessi argomenti. Sono stati progettati in questo modo.

Quindi, return Reflect... è un modo sicuro e semplice per inoltrare le operazioni ed essere sicuri di non dimenticarci nulla.

Limitazioni del proxy

I proxy forniscono un modo unico per alterare o aggirare il comportamento a basso livello degli oggetti esistenti. Non è comunque perfetto. Ha delle limitazioni.

Oggetti integrati: slot interni

Molti oggetti integrati, ad esempio Map, Set, Date, Promise e altri, fanno uso dei così detti “internal slots”.

Questi sono come le proprietà, ma sono riservati ad usi interni, fanno parte solamente delle specifiche. Ad esempio, Map memorizza gli elementi nello slot interno [[MapData]]. I metodi integrati accedono direttamente a questi, non utilizzano i metodi [[Get]]/[[Set]]. Quini Proxy non potrà intercettarli.

Perché questo ha importanza? Sono comunque entità interne!

Non proprio, vediamo qual’è il problema. Dopo aver creato un proxy per un oggetto integrato, il proxy non avrà questi slot interni, quindi i metodi integrati falliranno.

Ad esempio:

let map = new Map();

let proxy = new Proxy(map, {});

proxy.set('test', 1); // Errore

Internamente, una Map memorizza i suoi dati nello slot [[MapData]]. Il proxy non possiede questo slot. Il metodo integrato Map.prototype.set prova ad accedere alla proprietà interna this.[[MapData]], ma poiché this=proxy, non la trova nel proxy e fallisce.

Fortunatamente, esiste un modo per evitare questo:

let map = new Map();

let proxy = new Proxy(map, {
  get(target, prop, receiver) {
    let value = Reflect.get(...arguments);
    return typeof value == 'function' ? value.bind(target) : value;
  }
});

proxy.set('test', 1);
alert(proxy.get('test')); // 1 (funziona!)

Ora funziona senza problemi, poiché la trappola get si lega alle proprietà della funzione, come map.set, per ottenere l’oggetto target (map) stesso.

A differenza dell’esempio precedente, il valore di this all’interno di proxy.set(...) non sarà proxy, ma piuttosto l’oggetto originale map. Quindi quando l’implementazione interna di set proverà ad accedere allo slot interno this.[[MapData]], l’operazione avverrà con successo.

Array non possiede slot interni

Un’eccezione degna di nota: l’oggetto integrato Array non utilizza slot interni. Questo per ragioni storiche, poiché esistono da molto tempo.

Quindi non avremo nessun problema nel creare proxy per un array.

Campi privati

Un comportamento simile avviene con i campi privati di una classe.

Ad esempio, il metodo getName() accede alla proprietà privata #name e comporta il fallimento del proxy:

class User {
  #name = "Guest";

  getName() {
    return this.#name;
  }
}

let user = new User();

user = new Proxy(user, {});

alert(user.getName()); // Errore

La motivazione è che i campi privati sono implementati utilizzando gli slot interni. JavaScript non utilizza [[Get]]/[[Set]] per accedervi.

Nell’invocazione getName() il valore di this è il proxy di user, e questo non possiede lo slot interno con i campi privati.

Nuovamente, la soluzione di legare il metodo è corretta anche in questo caso:

class User {
  #name = "Guest";

  getName() {
    return this.#name;
  }
}

let user = new User();

user = new Proxy(user, {
  get(target, prop, receiver) {
    let value = Reflect.get(...arguments);
    return typeof value == 'function' ? value.bind(target) : value;
  }
});

alert(user.getName()); // Guest

Detto questo, la soluzione avrà degli svantaggi, come spiegato in precedenza: espone l’oggetto originale al metodo, consentendo, potenzialmente, che questo venga passato ulteriormente rompendo la funzionalità avvolta nel proxy.

Proxy != target

Il proxy e l’oggetto originale sono due oggetti differenti. Normale, giusto?

Quindi se utilizziamo l’oggetto originale come chiave, e successivamente ne creiamo un proxy, allora il proxy non sarà accessibile:

let allUsers = new Set();

class User {
  constructor(name) {
    this.name = name;
    allUsers.add(this);
  }
}

let user = new User("John");

alert(allUsers.has(user)); // true

user = new Proxy(user, {});

alert(allUsers.has(user)); // false

Come possiamo vedere, dopo aver aggiunto il proxy, non riusciamo ad accedere a user con il setter allUsers, poiché il proxy è un oggetto differente.

I proxy non possono intercettare un test di uguaglianza stretta ===

I proxy possono intercettare molti operatori, come new (con construct), in (con has), delete (con deleteProperty) e così via.

Ma non esiste alcun modo per poter intercettare un test di uguaglianza stretta tra oggetti. Un oggetto è strettamente uguale solamente a se stesso, e a nient’altro.

Quindi tutte le operazioni e le classi integrate che verificano l’uguaglianza tra oggetti differenzieranno l’oggetto dal suo proxy. Non c’è alcun sistema di sostituzione “trasparente” in questo caso.

Proxy revocabili

Un proxy revocabile è un proxy che può essere disabilitato.

Ipotizziamo di avere una risorsa, di cui vorremmo poter bloccare gli accessi in qualsiasi momento.

Quello che possiamo fare è creare un proxy revocabile, senza alcuna trappola. Un proxy di questo tipo inoltrerà tutte le operazioni all’oggetto originale, e possiamo disabilitarlo in ogni momento.

La sintassi da utilizzare è la seguente:

let {proxy, revoke} = Proxy.revocable(target, handler)

L’invocazione ritorna un oggetto con le funzioni proxy e revoke per disabilitarlo.

Vediamo un esempio:

let object = {
  data: "Valuable data"
};

let {proxy, revoke} = Proxy.revocable(object, {});

// passiamo il proxy da qualche parte, piuttosto dell'oggetto...
alert(proxy.data); // Dati preziosi

// più tardi nel nostro codice
revoke();

// il proxy non funzionerà più (revocato)
alert(proxy.data); // Errore

L’invocazione di revoke() rimuove dal proxy tutti i referimenti interni all’oggetto, quindi questi non risulteranno essere più connessi.

Inizialmente, revoke è separato da proxy, in questo modo possiamo passare il proxy in giro, mantenendo il revoke nello scope attuale.

Possiamo anche legare il metodo revoke al proxy, impostando proxy.revoke = revoke.

Un’altra opzione è quella di creare una WeakMap che possiede il proxy come chiave e il corrispondente revoke come valore; questo consente di trovare facilmente il revoke per un proxy:

let revokes = new WeakMap();

let object = {
  data: "Valuable data"
};

let {proxy, revoke} = Proxy.revocable(object, {});

revokes.set(proxy, revoke);

// ..da qualche altra parte nel nostro codice..
revoke = revokes.get(proxy);
revoke();

alert(proxy.data); // Errore (revocato)

In questo caso utilizziamo una WeakMap piuttosto di Map di modo che non blocchi il processo di garbage collection. Se un proxy diventa “irraggiungibile” (e.g. nessuna variabile fa riferimento ad esso), WeakMap consente di rimuoverlo dalla memoria insieme al relativo revoke che non sarà più necessario.

Riferimenti

Riepilogo

Il Proxy è un contenitore per un oggetto, che inoltra tutte le operazioni su di esso all’oggetto originale, e consente di definire delle “trappole” per determinate operazioni.

E’ possibile creare un proxy per qualsiasi tipo di oggetto, incluse le classi e le funzioni.

La sintassi da utilizzare è la seguente:

let proxy = new Proxy(target, {
  /* trappole */
});

…Successivamente, dovremmo utilizzare il proxy ovunque, ed evitare l’utilizzo di target. Un proxy non possiede proprietà o metodi propri. Si occupa di intercettare le operazioni (se sono definite le relative trappole), altrimenti le inoltra all’oggetto target.

Possiamo intercettare:

  • Lettura (get), scrittura (set), rimozione (deleteProperty) di una proprietà (anche di quelle non esistenti).
  • Invocazione di funzione (trappola apply).
  • Operatore new (trappola construct).
  • Molte altre operazioni (puoi trovare la lista completa a inizio articolo e nella documentazione).

Questo ci consente di creare proprietà e metodi “virtuali”, implementare valori di default, oggetti observables, decorators e molto altro.

Possiamo anche costruire proxy multipli di un oggetto, decorandolo con diverse funzionalità.

L’API Reflect è stata progettata per completare l’utilizzo dei Proxy. Per ogni trappola Proxy, esiste un’invocazione di Reflect con gli stessi argomenti. Possiamo utilizzarlo per inoltrare le invocazioni agli oggetti target.

I proxy hanno però delle limitazioni:

  • Gli oggetti integrati possiedono degli “slot interni”, ma l’accesso a questi non può essere intercettato dai proxy. Guardate il workaround descritto sopra.
  • Lo stesso vale per i campi privati delle classi; questi vengono implementati internamente utilizzando gli slot. Quindi le invocazioni dei metodi tramite proxy devono possedere il target object assegnato a this per potervi accedere.
  • I test di uguaglianza === sugli oggetti, non possono essere intercettati.
  • Performance: i benchmark dipendono molto dal motore JavaScript, ma generalmente l’accesso alle proprietà utilizzando un proxy, richiede più tempo. Anche se, nella pratica, questo ha importanza solo per oggetti che creano “colli di bottiglia”.

Esercizi

Solitamente, un tentativo di accesso ad una proprietà non esistente ritorna undefined.

Create un proxy che generi un errore ad ogni tentativo di accesso ad una proprietà non esistente.

Questo può aiutare a trovare errori di programmazione in anticipo.

Scrivete una funzione wrap(target) che prende un oggetto target e ne ritorna un proxy con la funzionalità appena descritta.

Ecco come dovrebbe funzionare:

let user = {
  name: "John"
};

function wrap(target) {
  return new Proxy(target, {
      /* il vostro codice */
  });
}

user = wrap(user);

alert(user.name); // John
alert(user.age); // ReferenceError: Property doesn't exist: "age"
let user = {
  name: "John"
};

function wrap(target) {
  return new Proxy(target, {
    get(target, prop, receiver) {
      if (prop in target) {
        return Reflect.get(target, prop, receiver);
      } else {
        throw new ReferenceError(`Property doesn't exist: "${prop}"`)
      }
    }
  });
}

user = wrap(user);

alert(user.name); // John
alert(user.age); // ReferenceError: Property doesn't exist: "age"

In alcuni linguaggi di programmazione, possiamo accedere agli elementi dell’array utilizzando indici negativi, che iniziano il conteggio dalla coda dell’array.

Come nell’esempio:

let array = [1, 2, 3];

array[-1]; // 3, l'ultimo elemento
array[-2]; // 2, il penultimo elemento
array[-3]; // 1, il terzultimo elemento

In altre parole, array[-N] equivale a array[array.length - N].

Create un proxy che implementa questa funzionalità.

Ecco come dovrebbe funzionare:

let array = [1, 2, 3];

array = new Proxy(array, {
  /* il vostro codice */
});

alert( array[-1] ); // 3
alert( array[-2] ); // 2

// Le altre funzionalità dell'array devono rimanere inalterate
let array = [1, 2, 3];

array = new Proxy(array, {
  get(target, prop, receiver) {
    if (prop < 0) {
      // anche se vi accediamo come arr[1]
      // prop è una stringa, quindi dobbiamo convertirla a number
      prop = +prop + target.length;
    }
    return Reflect.get(target, prop, receiver);
  }
});


alert(array[-1]); // 3
alert(array[-2]); // 2

Create una funzione makeObservable(target) che “rende l’oggetto osservabile” ritornandone un proxy.

Ecco come dovrebbe funzionare:

function makeObservable(target) {
  /* il vostro codice */
}

let user = {};
user = makeObservable(user);

user.observe((key, value) => {
  alert(`SET ${key}=${value}`);
});

user.name = "John"; // alerts: SET name=John

In altre parole, un oggetto ritornato da makeObservable equivale a quello originale, ma possiede il metodo observe(handler) che imposta la funzione handler per essere invocata quando una qualsiasi proprietà cambia.

Quando una proprietà verrà modificata, handler(key, value) verrà invocato con il nome ed il valore della proprietà.

P.S. In questo task, gestite solamente la scrittura della proprietà. Le altre operazioni possono essere implementate in maniera simile.

La soluzione consiste di due parti:

  1. Quando .observe(handler) viene invocato, dobbiamo memorizzare l’handler da qualche parte, per poter essere in grado di invocarlo più tardi. Possiamo memorizzare gli handler nell’oggetto, utilizzando un symbol come chiave della proprietà.
  2. Abbiamo bisogno di un proxy con la trappola set per poter invocare gli handlers in caso di cambiamenti.
let handlers = Symbol('handlers');

function makeObservable(target) {
  // 1. Inizializziamo lo store per gli handlers
  target[handlers] = [];

  // Memorizziamo l'handler nell'array per poterlo invocare successivamente
  target.observe = function(handler) {
    this[handlers].push(handler);
  };

  // 2. Creiamo un proxy per gestire le modifiche
  return new Proxy(target, {
    set(target, property, value, receiver) {
      let success = Reflect.set(...arguments); // inoltriamo l'operazione all'oggetto
      if (success) { // se non è stato generato alcun errore durante il cambiamento della proprietà
        // invochiamo tutti gli handlers
        target[handlers].forEach(handler => handler(property, value));
      }
      return success;
    }
  });
}

let user = {};

user = makeObservable(user);

user.observe((key, value) => {
  alert(`SET ${key}=${value}`);
});

user.name = "John";
Mappa del tutorial

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